«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

A Palazzolo sempre attuali i variceddi

Nugoli di ragazzini girano per le strade del quartiere portando in spalla "i variceddi", piccole "vare" costruite da loro stessi con l'effige del santo da festeggiare.



Palazzolo Acreide certamente un primato lo detiene: nei quattro mesi dell'estate riesce a festeggiare con grande solennità la bellezza di ben quattro Santi, in media uno al mese.
Si inizia a giugno con la festa di San Paolo, quindi, senza soluzione di continuità, si prosegue con San Sebastiano il 10 agosto, con l'Addolorata il 15 di settembre, con San Michele due domeniche dopo. Feste cariche di pietà popolare e di folklore, tutte caratterizzate dalla processione delle 13 con la tradizionale "sciuta" accompagnata dal lancio di "nzareddi" multicolori, dallo sparo di bombe a ripetizione e da una  "maschittiata" assordante e continua da lasciare intronati i presenti.
Su questo originale primato che connota Palazzolo come paese festaiolo per eccellenza vogliamo astenerci dall'esprimere qualsiasi opinione; resta comunque il fatto che queste quattro feste (e prima ancora ce n'era pure qualcun'altra) hanno radici alquanto remote; in definitiva, dunque, non si fa altro che rispettare tradizioni consolidate.
Orbene, tutto questo fa si che, a Palazzolo, a partire dai primi di giugno e fino alla conclusione dell'estate (senza contare tutte le altre manifestazioni di carattere profano), assieme all'aria pura e frizzante si respiri anche aria di festa. E se qualcuno distratto, per caso, non avvertisse tale clima ci penserebbero le varie "Commissioni" (comitati della festa) che girando di strada in strada e di porta in porta raccolgono le oblazioni necessarie per i festeggiamenti. Addirittura per la festa di san Sebastiano, oltre alla "Commissione" ufficiale, esiste anche una "Contro-Commissione" che si contrappone e qualche volta si affianca alla "Commissione" madre e, con le offerte raccolte, contratta una propria banda, un proprio complesso, un proprio fuochista, e via di questo passo.

I variceddi

Ma, se tutto ciò non bastasse, a ricordare che il tal giorno c'è la tal festa del tal santo, ci pensano, infine, nugoli di ragazzini di 8-10 anni che, riuniti in clan spontanei, due o tre settimane prima della festa, girano per le strade portando in spalla "i variceddi", piccole "vare" costruite da loro stessi con l'effige del Santo da festeggiare.

Queste "variceddi" a volte sono costituite da una semplice tavola con al centro un Santo di carta in posizione verticale, altre volte invece tentano di essere dei veri e propri fercoli in miniatura, dorati, colorati, infiorati, con impianto di illuminazione a pila, con il loro bravo Santo in legno o in cartapesta e sostenuti dai "baiardi" sotto i quali si piazzano i portatori in numero di due o di quattro, secondo la dimensione della "vara".

I bambini, vocianti, bisticcianti, e al continuo grido di: -"E chi siemu tutti muti?... Viva lu gran patroooo!" processionano il Santo attraverso le strade del quartiere chiedendo offerte in denaro ai passanti. A volte bivaccano, con la "varicedda" in bella vista poggiata sui cavalletti, nei punti più strategici, ad esempio davanti la porta di un supermercato o davanti ad un bar o davanti ad un negozio di grande afflusso; qualcuno più intraprendente bussa a qualche porta. Nelle giornate di magra sono tollerati anche gli sconfinamenti, a meno che nel quartiere avverso non si siano attardati scorrettamente altri piccoli devoti e "vare" di Santi già festeggiati o da festeggiare da lì a qualche settimana. E lì improperi, sfottò, litigi per concorrenza sleale: il diritto di girare con la "varicedda" è sacrosanto (qui ci vuole!) solo per il Santo che è il primo nell'ordine temporale dei festeggiamenti. I biglietti da mille o duemila lire vengono diligentemente appuntati con degli spilli sui nastrini rossi sistemati davanti al simulacro e ai passanti che hanno dato, di regola, viene rilasciato il santino ufficiale. Ad ogni offerta che si aggiunge i ragazzini contano e ricontano i soldi, non senza errori di calcolo e accapigliamenti.

Il denaro raccolto di solito fa buona fine, cioè è donato al santo "adulto" durante la processione del giorno della festa (lo scorso anno una "varicedda" dell'Addolorata ha riscosso la bellezza di 700.000 lire); oppure vengono comprati tric-trac, "caramellate", "assicutafimmini" e cose di questo genere e si spara un "fuoco alternativo" corredato di volantini, con la presenza della "varicedda" e dei fedeli in erba, alcuni dei quali in funzione di musicanti con strumenti aerofoni (la bocca) o membranofoni (qualche coperchio di batteria da cucina). Quando la devozione e la fede non sono proprio delle più ferree, può accadere pure che le offerte possano andare a finire nella cassa di qualche gelateria o pizzeria. Succede anche questo.

CAMMINO, settimanale diocesano di informazione e di opinione, 14 settembre 1996. 

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