«Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottil rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa. Tre rumori di prosperità: il muggito di una mucca gonfia di latte; il tintinnio del ferro di una fucina; il fruscio di un aratro.» (The Trials of Ireland, secolo IX)

TOPONOMASTICANDO: Nicola Fabrizi

Ronco Fabrizi (2° a dx di via Fontanagrande)



I liberali netini non appena ebbero notizia dello sbarco garibaldino del 6 maggio 1860 a Marsala, dieci giorni dopo insorsero, per primi in Sicilia, contro il presidio borbonico locale che fu costretto ad arrendersi. I Palazzolesi insorsero il 19: "A. 19 maggio 1860 ad ore 22 finalmente s'alzò bandiera tricolorata. Era giorno di sabato a Palazzolo...


Il 12 maggio, informato dello sbarco dei Mille, il colonnello Nicola Fabrizi intensificò i preparativi per quello che sarebbe stato il suo sbarco con uomini e mezzi in ausilio ai garibaldini. Intanto era riuscito a reperire nell'isola un piccolo arsenale da utilizzare a tempo debito.
Il 4 giugno Fabrizi sbarcava a Pozzallo con 24 uomini, 1098 fucili, 180 barili di polvere, 20 quintali di piombo e centinaia di migliaia di munizioni.
Numerosi "picciotti" della zona, corsero subito ad arruolarsi nelle file dei volontari comandati da Fabrizi con l'obiettivo condiviso della totale liberazione dell'isola. Tra questi c'era anche il diciassettenne Corrado Avolio,  (sarebbe diventato demologo tra i più apprezzati nell'orizzonte culturale siciliano) che, partecipando alla battaglia di Milazzo, si guadagnò anche una medaglia di bronzo al valore.
L'eco della presenza in zona di Nicola Fabrizi con un suo contingente armato e pronto a tutto, arrivò anche a Palazzolo, come registra P. G. Farina: "  Esordio della rivoluzione del 1860. In quest'anno di rivolta, di trionfi, di Garibaldi, di Fabrizi ecc. , io con un mio amico, facevami una camminata nello stradone della Purbella, quando poi eravamo pergiunti alla volta dello stradone di Noto, viddimo...".
Pochi giorni dopo  il colonnello Fabrizi alla guida dei suoi uomini conquistava con una inarrestabile avanzata, la parte sud orientale dell'isola.
A questo primo nucleo di volontari si unirono tanti altri giovani siciliani lungo l'itinerario che transitò per la costa sud-orientale dell'isola fino a Messina, e poi fino a Milazzo. Si formò quindi un'importante colonna armata, composta da 340 uomini conosciuta come "Battaglione Bersaglieri del Faro".
Giunti a Milazzo questi valorosi non solo riuscirono ad armare e a supportare il Battaglione dell'Etna, ma diedero un altro prezioso contributo sorvegliando le truppe borboniche comandate da Ferdinando Bosco, coprendo così le spalle agli altri garibaldini.
Per questa sua impresa Nicola Fabrizi, da parte di Garibaldi, si meritò la promozione a generale.

Chi è dunque il Fabrizi annoverato nella toponomastica palazzolese? Un patriota e uno statista che “volle e fece l’Italia”.
Emiliano di nascita (era nato a Modena nel 1804) era ricordato da Francesco Crispi come l'uomo che «lavorando per la libertà e l'unità d'Italia predilesse con amore filiale la Sicilia». L'attenzione e l'interesse per la nostra isola fu una costante nella vita di questo protagonista del processo di costruzione dello Stato italiano.
La sua è la storia di uno stratega che pensò di partire dal Mezzogiorno per diffondere la rivoluzione nell'intera penisola. Già fin dal 1848 fu ben felice di precipitarsi in Sicilia alle prime avvisaglie della rivoluzione. In questa occasione ricevette il grado di colonnello. 
Nel 1855 iniziò a collaborare con Carlo Pisacane e il comitato di Napoli alla preparazione di un'insurrezione nel Meridione, preoccupandosi di procurare i mezzi materiali.
Nel 1859 dopo l'armistizio di Villafranca si mise in contatto col nuovo dittatore di Modena, Luigi Carlo Farini, che gli fornì i fondi per un'iniziativa rivoluzionaria nel Regno delle Due Sicilie. Iniziò così a lavorare, come detto, alla trama cospirativa per liberare la Sicilia dai Borboni.
Dopo lo scioglimento del governo dittatoriale fu candidato alle elezioni del gennaio 1861 nel collegio di Augusta, ma subì una pesante sconfitta. Durante l'estate del 1861 fu inviato a Potenza, come ispettore generale della guardia nazionale mobile in Basilicata a tutela dell'ordine pubblico e nel dicembre venne eletto al Parlamento nella circoscrizione di Trapani. Si spense nella sua residenza di Roma, il 31 marzo 1885.

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